Negli ultimi anni ci sono stati molti ed importanti cambiamenti nella mia vita. Alcune letture che ho fatto, e la visione di molti documentatri, hanno aumentato la mia consapevolezza del fatto che le risorse che abbiamo a disposizione non sono illimitate, e per questo ho cercato di modificare non solo i miei acquisti ma soprattutto i miei rifiuti.
A fronte di piccoli investimenti ho ottenuto benefici importanti nel lungo periodo, sia a livello economico ( non ricomprando le stesse cose ogni tot periodo si risparmia!) sia a livello di rifiuti prodotti.
Il primo materiale su cui ho deciso di apportare dei cambiamenti a livello di acquisto è stata sicuramente la plastica. Non starò qui a demonizzarla, perchè credo che in alcuni campi il suo utilizzo sia importante – mi vengono in mente gli ospedali, per dire – ma credo che nella quotidianità si possa rimpiazzare senza difficoltà
Oggi voglio quindi raccontarvi delle 10 cose che non acquisto più.
Acqua nelle bottiglie di plastica
Sono fortunata. Vivo a Roma e qui l’acqua potabile è buona. Ho deciso quindi 3 anni fa di non acquistare più l’acqua nelle bottiglie di plastica. Dopo un breve periodo in cui ho sostuito l’acqua venduta nella plastica con quella venduta nel vetro, mi sono resa conto che potevo fare a meno anche di quella. Ora bevo quella che esce dal rubinetto, avvalendomi di caraffe in vetro quando sono a casa e di borracce quando sono fuori ( come questa bellissima di #Stiamobio ).
Piatti e bicchieri di plastica
Per anni ho utilizzato i piatti ed i bicchieri di plastica, sostanzialmente perchè sono una persona pigra. Salvo poi rendermi conto, quando nella mia zona è arrivata la raccolta differenziata, che il bidone della plastica era sempre pieno.
Ho fatto quindi una chiacchierata con me stessa, e mi sono detta che potevo essere migliore di quella donna pigra che non aveva voglia di lavare due piatti e due bicchieri. Terminati gli ultimi residui mi sono convertita al vetro ed alla ceramica, godendomi una tavola sempre ben apparecchiata e colorata.
Assorbenti e salvaslip
Mi sono converita alla coppetta ormai 7 anni fa, e non tornerò mai più indietro. Nel tempo ne ho provate diverse, fino a quando non ho avuto la fortuna di provare quella di Lamazuna, e lì è scattato l’amore. La utilizzo ormai da 3 anni e l’ho consigliata a chiunque mi abbia chiesto informazioni sulla coppetta. Qui ho approfondito il discorso su quanto siano inquinanti i classici assorbenti, nel caso vogliate dare un’occhiata ai numeri.
Dischetti di cotone
I dischetti struccanti sono stati per anni una spina nel fianco per me, fino a quando non ho scoperto i pannetti in microfibra ( i primi che ho utilizzato sono stati quelli di Glov e Human&Kind ) per poi arrivare ai veri e propri pad. Ne ho di diversi tipi e di diverse marche e non tornerò mai più indietro.
Per il tonico non mi servono, perchè lo vaporizzo direttamente sul viso, mentre sono assolutamente perfetti per la rimozione del make up, sia con il burro struccante, che con le acque micellari o latte detergente. Si utilizzano, si lavano e si riutilzzano. Semplice no?
Shopper di plastica
Le buste di plastica ci hanno fatto compagnia per anni, ogni volta che andavamo al supermercato o comunque a fare acquisti. Qualche anno fa ho detto basta alle shopper ( che sono anche bruttarelle, diciamocelo ) e le ho sostuite con delle borse riutilizzabili – anche in tessuto.
Abiti e accessori fast-fashion
In un articolo piuttosto accorato e dettegliato dello scorso anno – che trovate QUI – vi ho raccontato perchè ho smesso di acquistare fast fashion.
La moda è tra le più inquinanti “industrie” del mondo seconda solamente alla produzione di petrolio. Il nostro shopping compulsivo, il nostro acquistare l’ennesimo abito che non ci serve, o la t-shirt super scontata con gli unicorni glitterati, ha delle conseguenze. Umane ed ambientali. Ed io non voglio più essere parte di questo meccanismo.
Questo significa che vado in gira nuda? Niente affatto. Solo che i miei acquisti sono molto più ragionati. Preferisco investire nella qualità piuttosto che nella quantità, e se nel mio guardaroba manca qualcosa scelgo di acquistare second-hand oppure sostenibile.
Candele tradizionali
Purtroppo molte candele tradizionali – acquistabili in tutti i negozi – contengono paraffina raffinata, un sottoprodotto della raffinazione del petrolio, ma anche elementi chimici come cloruro di potassio, acido borico e nitruro di potassio, utili per la combustione dello stoppino. Questi ingredienti possono essere pericolosi durante la combustione della candela, causando danni a noi ed all’ambiente, perchè rilasciano nell’aria sostanze nocive.
Esistono però candele 100% vegetali, realizzate con materiali sicuri ed eco-sostenibili, perfette arredare casa, luoghi, ambienti, ma anche adatte per pratiche meditative e per creare atmosfere rilassanti.
Io mi trovo benissimo con quelle di Candelily, Mimìwild e Alkimianna. Sono ricercatissime, profumate, belle da tenere in casa e fatto subito effetto “cozy”.
Capsule Nespresso
Lo ametto. Fino a qualche mese fa ho avuto in casa una macchinetta della Nespresso. Perchè? In primis perchè – come vi ho scritto su – sono pigra, e il caffè con la Nespresso si fa praticamente da solo. E poi perchè è un accessorio figo e le cialde sono disponibili in mille varianti. Ma anche qui è arrivato il momento della consapevolezza, e quindi mi sono chiesta : ne h davvero bisogno? Cos’ha di sbagliato la mia moka? Assolutamente niente. E quindi quando mesi fa la mia Inissia ha tirato le cuoia ho deciso di non riacquistarla, e sono tornata alla mia meravigliosa moka, ovviamente rosa.
Contenitori alimentari in plastica
Ho sempre avuto la dispensa piena di contenitori in plastica, riciclati da vaschette del gelato o altri tipi di confezioni, che davano un aspetto cheap e disordinato. Quando mia mamma si è trasferita nella casa di campagna aveva necessità di avere dei contenitori e le ho donato i miei. A lei della parte estetica interessa poco, e il fatto che siano leggeri le è d’aiuto per l’artosi. Io ne ho approfittato per acquistare dei barattoli in vetro, li trovo molto più belli da vedere e li uso per molti scopi differenti. Anche per la preparazione dei pasti. Ne ho anche riciclati molti dei legumi – bellissimi quelli della valfrutta per dire – che sono diventati i miei porta frutta secca.
Cibo precotto o già confezionato
Da quando ho scoperto il meal prep a casa mia non entra più niente di già cucinato, a meno che non provenga dalla cucina della Nery, in quel caso non posso proprio dire di no. I suoi piatti non saranno dietetici, ma sono assolutamente squisiti ed hanno quella forte componente emotiva che trasforma tutto in comfort food.
Dicevamo : parte i piatti della Nery a #villavanessa non entra più nulla di cucinato. Si, sono pigra, ormai lo avete capito. E si, ho sempre poco tempo a disposizione, quindi la cucina passa in secondo piano e spesso ho acquistato la lasagna già pronta o la verdura già cotta. Shame on me.
Da mesi seguo la tecnica del meal prep e la domenica dedico circa 3 ore all’organizzazione e preparazione dei pasti per il resto della settimana. Questo mi ha permesso di :
- risparmiare tempo ( sto in cucina solo la domenica, il resto della settimana assemblo );
- risparmiare denaro ( non mi faccio influenzare dalle offerte ed acquisto solo quello che mi serve per la settimana. Ho una dispensa abbastanza fornita da cui attingere nel caso volessi qualcosa di diverso);
- mangiare più sano ( non mi riduco a buttare sul fuoco un pasto preconfezionato ricco di grassi, sali e chissà cos’altro perchè nel frigo ci sono tutte le cose che ho preparato la domenica);
- creare meno rifiuti ( consumo tutto quello che cucino e non spreco più nulla – a differenza di prima – e visto che cià che acquisto è per la maggior parte delle cose roba fresca gli involucri sono ridotti al minimo).
Come vedete con un pizzico di consapevolezza in più si può davvero fare la differenza sia per quanto riguarda gli acquisti che per quanto invece riguarda i rifiuti. Questi sono i primi che ho messo in atto, o almeno i primi che mi sono venuti in mente. Prossimamente vorrei provare a riutilizzare i tovaglioli in stoffa al posto di quelli di carta usa e getta, voi che ne dite?
Se avete altri suggerimenti lasciatemeli nei commenti!
Sì ai tovaglioli di stoffa, qui non abbiamo mai usato altro da quando conviviamo, ormai quando mi capita di trovare quelli di carta fuori casa mi fa stranissimo 😛
Anche io nell’ultimo anno ho apportato diversi cambiamenti nella mia vita in direzione della riduzione dei rifiuti, e non tornerò più indietro.
Sono fortunata perché il mio compagno mi asseconda molto in questa cosa, ha una certa sensibilità in merito e, anche se magari lui alcune abitudini non le ha cambiate, ha il buon senso di non mettermisi “di traverso”.
Ho anche smesso di comprare tovaglioli di carta e li ho sostituiti con quelli di stoffa, che tra l’altro avevo già (perché mamma e nonna avevano pensato al mio corredo, da brave donne del sud). Inoltre ho ricominciato ad usare anche i fazzoletti di stoffa. Ero un po’ restia all’idea all’inizio, più che altro per questioni igieniche, ma poi mi sono ricordata che sia mia madre che mia nonna li usavano e sono sopravvissute. In fondo basta metterli in lavatrice, no? Adesso quelli di carta li compro solo per il mio compagno, che non si sente ancora pronto per un cambiamento di questo tipo.
Una cosa però non so come sostituire, e magari chiedo consiglio anche a te: cosa usi per togliere lo smalto? Ho provato con un pannetto di stoffa ma il risultato non è dei migliori e ho l’impressione che tenda a rovinare le unghie. Ho pensato ai pad struccanti ma ho paura di rovinarli definitivamente.
Condividere questo percorso di cambiamento è la vera fortuna: a volte si pensa, da soli, di non poter apportare un reale cambiamento…invece poi si scopre, sostenendosi, che è più facile di quanto sembri, e che davvero, un gesto alla volta, possiamo fare la differenza!