Slow life, che cos’è? sostanzialmente una vita più lenta, qualcosa a cui aspiro e su cui sto lavorando.
Negli ultimi anni mi sono resa conto che le giornate di 24 ore non mi bastavano più e ne sarebbero servite di 48 nella migliore delle ipotesi, a volte anche qualcuna in più. Ma a cosa mi servono tutte queste ore? Per lavorare, per produrre, per guadagnare e per comprare cose che oggi sono ok e domani non lo sono più, perché non sono più di moda ed hanno perso il loro appeal.
Perché oggi devi apparire, avere l’ultimo modello di automobile, il telefono deve essere il top di gamma e l’abbigliamento solo firmato. E da indossare una volta, massimo due, perché altrimenti sembra tu non abbia abbastanza vestiti.
Io, ad un certo momento, ho detto basta.
Non è la vita che voglio fare. Voglio lavorare, ma lavorare il giusto, guadagnare il giusto e comprare il giusto, ovvero quello che mi serve, quello che mi fa stare bene – perché magari qualche sfizio ce lo possiamo togliere ogni tanto – ma non voglio più avere giornate di 48 ore solo per comprarmi il vestito all’ultimo grido o la scarpa firmata da 500 € per apparire. Voglio comprarla perché in quel momento mi fa stare bene e lo farà sul lungo periodo, e perchè penso che sia giusto e che sia una cosa che voglio usare ancora ed ancora. Non perchè qualcuno possa dirmi che valgo di più solo perchè indosso abiti firmati.
Ci ho messo un po’ di anni per riuscire a capire che non voglio vivere una vita di corsa, perchè per me non è vita lavorare, correre, produrre, spendere, lavorare, correre, produrre, spendere in un circolo vizioso da cui non riuscivo ad uscire e men ne sono accorta in maniera potente durante il primo lockdown della pandemia.
Quando siamo stati chiusi in casa, e siamo usciti solo per le cose essenziali. Io sono stata bene con quello che avevo e non mi serviva altro per stare meglio, avevo già tutto. Sono uscita per fare la spesa e non ho acquistato cose online se non quelle strettamente necessarie perchè magari andavano a sostituire delle cose che erano rovinate e non riparabili. Non ho sentito l’esigenza di comprare di più, di acquistare quello che non potevo uscire a prendere. E per me questa è stata una grandissima libertà.
In quel momento il meccanismo si è inceppato ed io mi sono sentita veramente libera. Lo so che sembra un pò un paradosso dire di essersi sentiti liberi durante un lockdown, ma io mi sono sentita libera da questo meccanismo di cui non volevo fare più parte. Non so perchè il mio cervello ciclicamente faccia tilt su qualcosa con cui non è d’accordo; all’inizio è stato con la moda fast fashion, ora con questo stile di vita troppo frenetico.
Io non voglio fare una vita di corsa, con ritmi così frenetici da non riuscire a godermi le mie piante, le fioriture, i miei gatti, il sapore dell’alba o la meraviglia di un tramonto. Non è per questo che sento di essere nata. Non sono nata ricca e so che devo lavorare per vivere,e va benissimo, ma voglio lavorare il giusto, che significa coltrivare comunque del tempo anche a cose che siano diverse dal lavoro e che mi fanno stare bene: fare yoga, leggere, meditare, scrivere poesie, dipingere, fare una passeggiata, stare con le persone che amo, bere una tisana mentre una candela brucia. Io non voglio più vivere una vita di corsa, e per farlo ho capito che devo rinunciare a delle cose. Cose che forse non mi servono.
Non ho bisogno di 200000 abiti, o 150 paia di scarpe. Non devo correre durante le mie giornate, settimane, mesi solo per acquistare cose che non mi servono. Però è proprio questo il modello di vita che ci hanno inclucalto, è a questo che serve il marketing: ti serve, ti serve, ti serve. Questa voce che rimbomba di continuo dentro la testa… in realtà no, non ci serve. Se indossiamo 50 volte lo stesso maglione non crolla il mondo. Se abbiamo un solo rossetto invece di 100 non crolla il mondo.
Io ci ho messo davvero tanto a capire che questo consumismo sfrenato mi portava a vivere una vita puiù feenetica solo per sostenere questi consumi. Adesso che ne ho capito il meccanismo ho deciso di uscirne, e quidni spendere meno, spendere meglio ( ovvero per cose più durature e di qualità) e soprattutto guadagnare tempo.
Tempo per me stessa, per le persone che amo, per le cose che mi fanno stare bene.
Un concetto un pò in controtendenza, perchè come dicono i ragazzi di Tlon viviamo nella società delle performance, quella in cui dobbiamo essere costantemente produttivi e non c’è più tempo per la noia. Siamo super organizzati per ottimizzare le giornate proprio al millesimo di secondo, ma in realtà non serve. Serve lavorare il giusto, guadagnare il giusto, pagare il giusto.
E io, quest’anno ancora di più mi voglio impegnare a vivere una vita più lenta e più consapevole. Più incentrata sulle cose che mi fanno stare bene e meno sul possedere, meno sul sentirmi piena di cose intorno, così tante che a volte mi sembra di non riuscire a respirare.
Dio benedica Vinted che mi sta permettendo di togliere cose che a me non servono più ma che magari possono ancora regalre felicità ad altre persone.
Le cose di cui ho bisogno ho capito che sono veramente poche. In primis il tempo, e questo non lo voglio più barattare con nient’altro. E quindi per una vita più lenta ho deciso io di rallentare, con gli acquisti ma anche con gli impegni e tutte quelle pressioni che subivo dall’esterno e che ho capito non farmi bene. E quindi concentrarmi sulle cose più semplici.
Non posso ancora ritirarmi in campagna a fare la contadina e lavorare la terra, e vivere del mio orto. E non so neanche se sia fattibile, oggi come oggi, ma posso scegliere di avere meno impegni e gestire meglio il mio tempo, ed utilizzarlo per le cose che mi piacciono davvero e che mi fanno stare bene.
Perchè’ l’importante non è la meta, ma soprattutto il viaggio. Ed il mio lo stavo un pò sprecando.
Questo è il mio concetto di slow life, di vita più lenta. Fatemi sapere se vi va se anche voi state cercando di abbracciare questo stile di vita, e quali sono le cose a cui siete dispostə a rinunciare per avere a disposizione più tempo.
Un abbraccio