Quanti cambiamenti si possono affrontare senza sentirsi sopraffatti? Quanti tutti insieme? Non lo so, so solamente che nelle ultime settimane mi sono sentita come dentro un frullatore.
Il mese scorso ho acquistato casa, quella che desideravo da tanto e che è diventata finalmente mia solo dopo mesi di tribolazioni e problemi di ogni tipo. Il primo vero cambiamento è e sarà lei, perché non è solo una casa nuova per me, ma un vero e proprio nuovo modo di vivere.
Innanzitutto non è in città, è una classica casa di campagna in un piccolo paese alle porte di Roma. Se mi segui da un po’ non ti stupirà questa mia scelta, perché è da tanto che ti racconto che la vita di città non fa per me. Sono nata e cresciuta a Roma, ma per molto tempo ho vissuto con i miei nonni, in un paesino della Ciociaria. Ed è a quella vita, più lenta e con meno cemento, che ho sempre sentito di appartenere. La pandemia, con i suoi lockdown e le zone colorate mi ha aiutato a mettere tutto in prospettiva, ed eccomi qui oggi, con Villa Vanessa che appartiene ad una piccola comunità, Cretone ( frazione di Palombara Sabina ), che nulla a che spartire con Roma ed il suo caos.
Non ci siamo ancora trasferiti, perché casa ha bisogno di alcuni lavori di ristrutturazione. E se all’inizio ero straconvinta di voler solo rinfrescare i muri e poi fare le cose un po’ alla volta, il mio muratore di fiducia mi ha fatto aprire gli occhi sulle difficoltà che comporterebbe fare gli stessi lavori più avanti con noi già in casa.
E visto che per lavoro per qualche mese non sarò nella mia sede abituale, alla fine ho accettato.
Si, hai letto bene. I cambiamenti infatti non riguardano solo la ristrutturazione ed il nuovo trasloco, ma appunto anche il lavoro. Dal 1° di marzo e fino alla fine di giugno sarò in un’altra sede, con un altro incarico. Lavoro molto bello e stimolante, che arriva in un momento molto importante e che spero di fare al meglio delle mie possibilità. Questo significa però che Villa Vanessa dovrà aspettare, perché mi resteranno liberi solamente i week end – forse – e le cose da fare sono tantissime. Significa anche passare da un ambiente di lavoro più casual ad uno più formale, da spazi aperti e fluidi ad un ufficio che ospita 10 scrivanie. Diverso dress code, diversi orari, diverso tutto.
Ce la farà la nostra eroina? No, se come nel mio caso mi sono beccata anche il Covid. Dopo averlo schivato per tre anni, alla fine ho ceduto anche io. E che botta, mamma mia. Ho avuto tutti i sintomi possibili ed immaginabili, inclusa la febbre a 39 per 4 giorni che mi ha fatto vedere gli unicorni rosa con i glitter. Da oggi sono finalmente negativa, ma sono stati giorni molto impegnativi, dove l’unica cosa che mi interessava davvero era sapere come stanno le piante del mio giardino.
Perchè siamo quasi a primavera, e se non è questa la stagione del cambiamento, allora quando?
Tu come stai?
Ti abbraccio